giovedì 24 settembre 2015

Regina Viarum

da Ansa.it


Dalla tomba di Cecilia Metella dove arriva la colata lavica del Vulcano Laziale alle chiese barocche e il mare di Brindisi. E' la Regina Viarum: poco più di 500 chilometri creati oltre duemila anni fa dai Romani in modo razionale e grandioso e soffocati dalla cementificazione selvaggia e dai "gangster dell'Appia Antica" negli anni '60. E ora per tutelare un percorso unico al mondo nasce il cammino dell'Appia antica, un grande progetto del Mibact nato anche sulla base delle suggestioni generate dal recente viaggio del giornalista Paolo Rumiz raccontato a puntate su La Repubblica.

"Ho già sentito - annuncia il ministro Dario Franceschini nella presentazione al complesso di Campo di Bove - i presidenti delle 4 regioni attraversate dall'Appia e il 14 ottobre ci incontreremo sulla base della norma dell'art bonus, che ci consente di dare un'unità di gestione ai progetti che attraversano più regioni. E se riusciremo su questo porteremo anche risorse dell'Unione europea. Crediamo nel tema dei percorsi e dei cammini sia per il turismo sostenibile e lento sia per la rivalutazione dei luoghi meno conosciuti dove i turisti non arrivano".

A presentare l'iniziativa anche Rita Paris, responsabile dell'Appia per la Soprintendenza che ha ricordato come la Regina Viarum è "faticosa ma straordinaria", il soprintendente ai Beni archeologici di Roma, Francesco Prosperetti, il direttore di La Repubblica, Ezio Mauro che ha ricordato orgogliosamente i 15 anni di viaggi assolutamente speciali di Rumiz, e Giulio, il figlio di Antonio Cederna che tanto ha fatto anche per la tutela dell'Appia Antica.

"E' stato - racconta Rumiz - il ritrovamento di un bene mondiale scandalosamente abbandonato. Questa strada è sufficiente camminarla perché ricominci a vivere e perché si ristabilisca il corretto rapporto tra gli italiani e il territorio da cui hanno divorziato. Prima ancora che la tutela e la valorizzazione, noi chiediamo l'accessibilità e quindi l'uso dell'Appia Antica. Nel nostro incredibile, faticoso e strepitosissimo viaggio di ritorno abbiamo incontrato più di 5 mila persone e abbiamo trovato la comune volontà di farne un grande asse di riqualificazione in un spazio in cui l'orrido e il meraviglioso sono strettamente connessi. Ce lo dicono anche i migranti che stanno attraversando l'Europa in questi momenti, il futuro è di chi cammina il territorio, non di chi pretende di governarlo con i droni, i selfie e i telefonini. Abbiamo urgente bisogno di tornare alla fisicità del territorio".

E avverte il ministro Franceschini: "Potrà essere una battaglia dura. Come ci hanno avvertito i generosi contadini della Terra dei Fuochi su percorso troveremo i buoni ma anche i "malamente". E proprio di chi nel passato è stato senza scrupoli è stata vittima questa strada scomparsa solo negli anni '60 vittima del grande sacco e della cementificazione selvaggia. Rifacendola a piedi si scopre che l'antico tracciato era il più razionale, il più grandioso, il più paesaggistico. La via era lunga solo 530 km contro gli oltre 600 che si è costretti ad affrontare oggi".

Rumiz sottolinea anche come l'Appia, a differenza di altri cammini famosi come quello di Santiago, sia "leggibile" in entrambi i sensi: verso Oriente come il percorso laico che facevano i Romani e verso Occidente come la religiosa verso Roma di San Pietro e San Paolo. "Inoltre - spiega Rumiz - è anche un incredibile sintesi della storia italiana, si trovano le tracce di tutti: dai Greci, i Romani e i Sanniti fino all'esilio di Sandro Pertini e la linea Gustav passando per i califfati islamici e gli Svevi".

di Cinzia Conti 

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