Premessa
Camminando sulla via Francigena succede naturalmente che ti si insinui prepotente un pensiero: tutte le strade portano a Roma. Sì, ok, d'accordo... Ma perché?
Questo viaggio, ancora in fasce, andrà a ricercare le risposte della genesi dell'Occidente, dei suoi pilastri e dei suoi fantasmi. Provincia per provincia.
Eppure è un tema sul quale non ho mai fantasticato troppo. D'altronde sono anche da sempre avvezzo al tipico atteggiamento italiota, un po' snob, per cui le cose di casa non non valgono quanto quelle straniere.
In controtendenza con la macchina del fango, da cui provengo anche io (forse la pratica più diffusa in Italia: rischia di trovarci quasi tutti d'accordo), ho scoperto una nuova fase di innamoramento e patriottismo quasi sfrenato, rileggendo positivamente molte delle cose che in passato ritenevo grette, antiquate o provinciali.
Credo che l'impulso che ha fatto scattare questo ingranaggio sia stato generato dalla scoperta a passo d'uomo, non più da semplice turista, quanto piuttosto da esploratore, curioso, pellegrino.
In questi ultimi mesi ho ripreso la lettura della storia romana con lo stupore di un bambino: è questo che perdiamo di vista, diventando grandi. Vedere le cose come se fosse la prima volta, con la stessa meraviglia. Non più la meraviglia naif di un bambino, che è sì un momento fondamentale nel suo divenire uomo, ma quella di un individuo che deve riappropriarsi del passato, ora che le sue domande hanno acquisito un peso maggiore.
La via Francigena mi ha insegnato che non si segue Roma per un vezzo o un capriccio. C'è una specie di cordone ombelicale che lega le nostre vite a Roma. E' la nostra Madre. Nostra non di italiani, ma di occidentali. La storia dell'Europa e del Mar Mediterraneo sono segnate dall'egemonia romana, capace, in un periodo di ferocia e barbarie, di fare convivere - pur con tutte le contraddizioni del caso - un vasto bacino di persone, culture, beni e lingue diverse, tutte protette sotto la stessa ala.
La discussione sarebbe lunga e, forse, tediosa: di certo ridondante, visto che sono stati scritti alcuni dei più bei libri di storia sull'argomento. Non è difficile comprenderlo, visto il grado evolutivo raggiunto da Roma e il deciso passo indietro compiuto nel millennio successivo.
Dirò, quindi, nel tentativo di limitare il mio pistolotto autoreferenziale, che Roma è una grande stagione geo-storico-politica e che il suo lascito principale è la cosa più "normale" del XXI secolo d.C.: la strada.
Sì.
Sono orgoglioso di seguire le orme di una stirpe che ha disegnato le strade.
Antefatto
Dovessi definire precisamente quando è nato questo smanioso interesse per la storia antica, beh, non sarei in grado di dirlo. Il passato romano circonda larga parte della città da cui provengo, Ravenna, non fosse altro per quel meraviglioso nome che ha preso il territorio di cui era capitale durante l'Esarcato Bizantino: Romagna.Eppure è un tema sul quale non ho mai fantasticato troppo. D'altronde sono anche da sempre avvezzo al tipico atteggiamento italiota, un po' snob, per cui le cose di casa non non valgono quanto quelle straniere.
In controtendenza con la macchina del fango, da cui provengo anche io (forse la pratica più diffusa in Italia: rischia di trovarci quasi tutti d'accordo), ho scoperto una nuova fase di innamoramento e patriottismo quasi sfrenato, rileggendo positivamente molte delle cose che in passato ritenevo grette, antiquate o provinciali.
Credo che l'impulso che ha fatto scattare questo ingranaggio sia stato generato dalla scoperta a passo d'uomo, non più da semplice turista, quanto piuttosto da esploratore, curioso, pellegrino.
In questi ultimi mesi ho ripreso la lettura della storia romana con lo stupore di un bambino: è questo che perdiamo di vista, diventando grandi. Vedere le cose come se fosse la prima volta, con la stessa meraviglia. Non più la meraviglia naif di un bambino, che è sì un momento fondamentale nel suo divenire uomo, ma quella di un individuo che deve riappropriarsi del passato, ora che le sue domande hanno acquisito un peso maggiore.
La via Francigena mi ha insegnato che non si segue Roma per un vezzo o un capriccio. C'è una specie di cordone ombelicale che lega le nostre vite a Roma. E' la nostra Madre. Nostra non di italiani, ma di occidentali. La storia dell'Europa e del Mar Mediterraneo sono segnate dall'egemonia romana, capace, in un periodo di ferocia e barbarie, di fare convivere - pur con tutte le contraddizioni del caso - un vasto bacino di persone, culture, beni e lingue diverse, tutte protette sotto la stessa ala.
La discussione sarebbe lunga e, forse, tediosa: di certo ridondante, visto che sono stati scritti alcuni dei più bei libri di storia sull'argomento. Non è difficile comprenderlo, visto il grado evolutivo raggiunto da Roma e il deciso passo indietro compiuto nel millennio successivo.
Dirò, quindi, nel tentativo di limitare il mio pistolotto autoreferenziale, che Roma è una grande stagione geo-storico-politica e che il suo lascito principale è la cosa più "normale" del XXI secolo d.C.: la strada.
Sì.
Sono orgoglioso di seguire le orme di una stirpe che ha disegnato le strade.
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